Per le scuole e tutte le stazioni appaltanti, l’acquisizione del certificato dell’anagrafe delle sanzioni amministrative dipendenti da reato tramite il FVOE (Fascicolo Virtuale dell’Operatore Economico) è un passaggio fondamentale e obbligatorio nella fase di verifica dei requisiti delle imprese che partecipano a gare d’appalto o che intrattengono rapporti contrattuali con la Pubblica Amministrazione. Questo avviene nell’ambito del più ampio processo di due diligence volto a garantire l’integrità e la legalità degli operatori economici con cui si contratta.
Il certificato, rilasciato dal Ministero della Giustizia, riporta i provvedimenti di condanna a carico di un ente per i reati commessi dai suoi organi o preposti. La sua acquisizione da parte delle Pubbliche Amministrazioni è espressamente prevista per l’espletamento delle loro funzioni.
L’obiettivo principale di questa verifica è prevenire che enti responsabili di illeciti gravi (che, come vedremo, derivano dalla commissione di reati) possano stipulare contratti con la Pubblica Amministrazione. Ciò tutela la trasparenza, la legalità e la reputazione dell’ente pubblico, riducendo il rischio di infiltrazioni criminali o di rapporti con soggetti non conformi alla normativa vigente. Sebbene il certificato si focalizzi sulle sanzioni amministrative, esso si inserisce in un quadro normativo più ampio che include anche la documentazione antimafia (come la comunicazione e l’informazione antimafia, previste dal Codice Antimafia), tutte volte a verificare l’affidabilità e l’assenza di legami con la criminalità organizzata.
Il Presupposto Normativo: Il Decreto Legislativo 231/2001
Il presupposto normativo per l’istituzione e la rilevanza di questo certificato risiede nel Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231. Questo decreto ha introdotto per la prima volta nell’ordinamento giuridico italiano la responsabilità amministrativa degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato.
È importante sottolineare che il D.Lgs. 231/2001 non introduce una “responsabilità penale” diretta dell’ente nel senso tradizionale, ma una responsabilità “amministrativa” che sorge in conseguenza della commissione di un reato da parte di persone fisiche che agiscono nell’interesse o a vantaggio dell’ente stesso. Si parla quindi di un “illecito amministrativo dipendente da reato”.
Il D.Lgs. 231/2001 si applica a:
- Enti forniti di personalità giuridica (es. SPA, SRL, associazioni, fondazioni).
- Società e associazioni anche prive di personalità giuridica (es. società di persone, società di fatto).
Non si applica invece a Stati, enti pubblici territoriali (come Parlamento, Corte Costituzionale, Consiglio dei Ministri), altri enti pubblici non economici ed enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale (come partiti politici o sindacati), principalmente per preservare la loro autonomia e la loro natura di interesse pubblico non lucrativo.
Reati Presupposto e Responsabilità dell’Azienda (Ente)
La responsabilità dell’ente ai sensi del D.Lgs. 231/2001 scatta solo in relazione alla commissione di specifici reati, definiti “reati presupposto”. Non si applica quindi a qualsiasi reato, ma solo a quelli espressamente previsti dalla legge.
Tra i principali reati presupposto rientrano:
- Reati contro la Pubblica Amministrazione: Questa categoria include, tra gli altri, la corruzione (come dare o promettere denaro per un atto d’ufficio o contrario ai doveri d’ufficio), la concussione (il pubblico ufficiale che costringe con violenza o minaccia) e il peculato (appropriazione di denaro o beni da parte del pubblico ufficiale).
- Reati Societari: Delitti che ledono gli interessi patrimoniali della società o dei soci.
- Reati in materia di Tutela dell’Incolumità Pubblica e Sicurezza sul Lavoro: Ad esempio, reati che mettono in pericolo l’incolumità pubblica o quelli previsti dagli articoli 589 (omicidio colposo) e 590 (lesioni personali colpose) del codice penale, se commessi con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro o relative all’igiene e alla salute sul lavoro. La sentenza Thyssenkrupp ha chiarito l’applicazione del D.Lgs. 231/2001 per gravi incidenti in materia di sicurezza sul lavoro.
- Reati Ambientali: Delitti relativi alla tutela dell’ambiente e del territorio. La sentenza Melinda ha evidenziato come la mancanza di adeguate misure di prevenzione ambientale possa configurare un “vantaggio” per l’ente, rendendolo responsabile anche senza chiara intenzione.
- Reati di Riciclaggio e Ricettazione.
- Reati Tributari: Introdotti con il D.Lgs. 124/2019 e successivamente ampliati dal D.Lgs. 75/2020 (attuazione della Direttiva PIF – Protezione degli Interessi Finanziari dell’Unione Europea). Questi includono dichiarazioni fraudolente, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento di documenti contabili, e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.
- Altri reati come quelli in materia di abuso di mercato o terrorismo.
Quando un’azienda può essere ritenuta “responsabile” (amministrativamente):
L’ente è ritenuto responsabile se il reato presupposto è stato commesso nel suo interesse o a suo vantaggio. Questo implica che l’azione illecita abbia procurato o tentato di procurare un beneficio per l’ente. La valutazione dell’interesse (valutato ex ante sulla finalità dell’agente) e del vantaggio (valutato ex post sul risultato del reato) è oggettiva, basata sui fatti concreti.
Il reato deve essere commesso da:
- Soggetti in posizione apicale: persone che rivestono funzioni di rappresentanza, amministrazione o direzione dell’ente o di una sua unità organizzativa autonoma, inclusi coloro che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo.
- Soggetti sottoposti all’altrui direzione o vigilanza: persone sotto il controllo di uno dei soggetti apicali.
Casi di esclusione o mitigazione della responsabilità dell’ente:
L’ente non risponde se la persona fisica ha agito nel proprio interesse esclusivo o nell’interesse esclusivo di terzi.
Inoltre, un elemento cardine del D.Lgs. 231/2001 è la possibilità per l’ente di esonerarsi dalla responsabilità o di ottenere una riduzione delle sanzioni se dimostra di aver adottato e attuato efficacemente un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo (MOG) idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi. Questo principio è noto come “colpa di organizzazione” dell’ente: l’ente è responsabile se il reato è stato reso possibile dalla sua omessa o inadeguata predisposizione di misure preventive.
Nello specifico, l’ente non risponde se prova che:
- L’organo dirigente ha adottato e attuato efficacemente un MOG prima della commissione del fatto, idoneo a prevenire reati simili.
- Il compito di vigilare sull’attuazione e l’aggiornamento del MOG è stato affidato a un Organismo di Vigilanza (OdV)autonomo e con poteri di iniziativa e controllo.
- Le persone hanno commesso il reato eludendo fraudolentementei modelli di organizzazione e gestione (come nel caso Impregilo, dove la condotta degli apicali ha aggirato il modello nonostante la sua adeguatezza).
- Non c’è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’OdV.
La responsabilità dell’ente sussiste anche quando l’autore del reato non è stato identificato o non è imputabile (ad esempio per amnistia, salvo rinuncia). Questo rafforza l’idea che la responsabilità dell’ente è autonoma rispetto a quella della persona fisica.
Le sanzioni previste per l’ente includono:
- Sanzione pecuniaria: sempre applicata, calcolata per quote.
- Sanzioni interdittive: come l’interdizione dall’esercizio dell’attività, la sospensione/revoca di autorizzazioni/licenze, il divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione, l’esclusione da agevolazioni e il divieto di pubblicizzare beni/servizi. Possono essere applicate anche in via cautelare.
- Confisca: del profitto o del prezzo del reato, anche per equivalente.
- Pubblicazione della sentenza di condanna.
L’adozione di condotte riparatorie (risarcimento del danno, eliminazione delle conseguenze del reato, adozione di MOG, messa a disposizione del profitto per la confisca) prima dell’apertura del dibattimento di primo grado può escludere l’applicazione delle sanzioni interdittive (ma non di quelle pecuniarie).
In sintesi, il certificato delle sanzioni amministrative dipendenti da reato è uno strumento essenziale per le stazioni appaltanti per verificare l’integrità e la legalità delle imprese, basandosi su un sistema normativo complesso (D.Lgs. 231/2001) che responsabilizza gli enti per i reati commessi nel loro interesse o vantaggio, incentivando l’adozione di efficaci modelli di prevenzione
Articolo a cura di:
Annamaria Migliore – Dsga Liceo Scientifico Galileo Galilei di Palermo
Andrea Gibaldi – Dsga Liceo Scientifico Albert Einstein di Palermo