La sentenza della Sezione Lavoro del Tribunale di Palermo, che ha annullato sei sanzioni disciplinari inflitte dal Ministero dell’Istruzione a una Direttrice dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA), evidenzia in modo significativo quanto spesso si arrivi a contenziosi disciplinari che, al contrario di quanto si potrebbe pensare, sono evitabili e persino controproducenti, specialmente in assenza di prove concrete.
La decisione del Tribunale ha ribadito un principio consolidato: in materia di sanzioni disciplinari, è onere del datore di lavoro, in caso di impugnazione, allegare e provare tutte le circostanze di fatto che giustificano la legittimità e la proporzionalità della sanzione. Nel caso specifico, la documentazione presentata dal Ministero è stata considerata insufficiente, contenendo solo “meri indizi” e non prove adeguate. Questo sottolinea una grave lacuna nella gestione del personale, che può degenerare in “illegittimo accanimento sanzionatorio”, come sostenuto dalla lavoratrice, anche se la domanda risarcitoria per danno alla salute non è stata accolta per assenza di nesso causale e elemento soggettivo. Il fatto che la lavoratrice abbia comunque ottenuto giustizia e evitato gravi ripercussioni sulla carriera dimostra l’importanza di una gestione trasparente e basata sui fatti.
Questa vicenda mette in luce la necessità di un approccio manageriale che vada oltre la mera imposizione di regole, concentrandosi sulla comprensione e gestione degli aspetti umani e relazionali all’interno delle organizzazioni. È qui che l’intelligenza emotivae l’empatia diventano leve fondamentali.
L’Importanza dell’Intelligenza Emotiva e dell’Empatia nella Gestione dei Gruppi
L’intelligenza emotiva è definita come la capacità di monitorare i propri sentimenti ed emozioni e quelli degli altri, distinguerli e interpretarli per guidare il pensiero e le azioni. Le sue componenti fondamentali includono:
Consapevolezza di sé: la capacità di riconoscere le proprie emozioni nel momento in cui si manifestano, un’abilità chiave senza la quale è difficile padroneggiare le altre competenze.
Gestione di sé (o controllo delle emozioni): la capacità di modulare i propri sentimenti in modo coerente e di dominare le emozioni negative per orientare l’azione verso gli obiettivi.
Consapevolezza sociale (o riconoscimento delle emozioni altrui): l’empatia, che permette di sintonizzarsi emotivamente e mentalmente con gli altri, cogliendo ciò che provano anche senza espressione verbale.
Gestione dei rapporti interpersonali: la capacità di gestire efficacemente le emozioni degli altri, basata sull’empatia e l’autocontrollo, essenziale per ispirare e influenzare il gruppo.
Nel contesto dei conflitti, l’empatia è cruciale perché molte dispute nascono da una mancanza di comprensione delle aspettative e delle emozioni altrui, spesso inespresse. Essere empatici permette non solo di comprendere ma anche di influenzare i sentimenti e i pensieri degli altri. Muovere i primi passi in modo empatico può favorire la costruzione di un clima di benevolenza e fiducia reciproca, riducendo la propensione a comportamenti aggressivi e migliorando la gestione delle situazioni conflittuali. Un negoziatore emotivamente intelligente sarà flessibile e avrà un buon autocontrollo, evitando che l’espressione impulsiva delle emozioni generi incomprensioni e alimenti il conflitto.
I leader, come i Dirigenti Scolastici e i DSGA nel contesto scolastico, hanno un compito “primordiale” che è quello di guidare emotivamente il gruppo, trasmettendo positività, entusiasmo e ottimismo. Quando un leader riesce a orientare le emozioni del gruppo verso la positività, crea un effetto di risonanza, un circolo virtuoso che porta a prestazioni elevate e benessere collettivo. Al contrario, una leadership dissonante, tipicamente concentrata solo su sé stessa e ignorante delle esigenze altrui, genera effetti disastrosi sul clima e sul benessere dei collaboratori. Studi hanno dimostrato che il 50-70% della percezione che i collaboratori hanno del clima del contesto lavorativo dipende dalle azioni del leader.
I leader emotivamente intelligenti sono in grado di:
Migliorare le prestazioni: Team guidati da leader con forti capacità emozionali tendono ad raggiungere più facilmente gli obiettivi, mentre quelle guidate da leader con scarse doti emotive faticano a raggiungerli.
Aumentare motivazione, engagement e commitment: Un clima emotivo positivo porta a maggiore produttività, spirito di collaborazione e onestà. Avere un capo comprensivo ed empatico è una fonte di attrazione e retention più efficace di un elevato livello di remunerazione. L’engagement e il commitment, a loro volta, si traducono in migliori performance, minore turnover e assenteismo.
Gestire lo stress e il conflitto: Un buon leader sa assegnare compiti che mantengono il livello di stress entro la soglia ottimale per massimizzare le performance . Inoltre, sanno prevenire e gestire i conflitti, orientando le energie del team verso obiettivi comuni e stemperando la tensione con umorismo se necessario.
Promuovere un clima di fiducia: La fiducia reciproca è fondamentale, specialmente con l’aumento del lavoro da remoto. Un leader che si fida e delega, e che sa ascoltare, costruisce relazioni solide e un ambiente di lavoro positivo.
Le conseguenze della carenza formativa e il ruolo del PNRR
Il caso della DSGA di Palermo è emblematico delle conseguenze negative che possono derivare da una gestione del personale carente sul piano emotivo e relazionale. L’idea che il personale sia un semplice “input” o “macchinario” è obsoleta e dannosa. Sebbene le hard skills siano importanti, le competenze emotive sono diventate determinanti per il successo professionale, specialmente in ruoli complessi come quelli di leadership.
A parere di chi scrive la carenza nella formazione dei Dirigenti Scolastici e dei DSGA in Italia in questo ambito è purtroppo riscontrabile nelle dinamiche quotidiane che portano a contenziosi come quello analizzato. Molti leader, pur avendo solide competenze tecniche o amministrative, non sono pienamente consapevoli dell’impatto delle proprie azioni sullo stato d’animo dei collaboratori. L’enfasi eccessiva su parametri formali o la mancanza di un approccio basato sull’ascolto e la comprensione può creare un clima di dissonanza, minando la motivazione, l’engagement e la produttività.
È paradossale che, si investano ingenti risorse, anche tramite fondi come il PNRR, in corsi sull’intelligenza artificiale, quando la formazione sull’intelligenza emotiva per i leader potrebbe portare benefici molto più immediati e tangibili nella gestione dei gruppi di lavoro e nel raggiungimento degli obiettivi professionali. Le organizzazioni oggi necessitano di leader che sappiano plasmare positivamente l’umore del gruppo, fungendo da “magneti emotivi” e garantendo che i collaboratori si sentano valorizzati e motivati.
In un mondo del lavoro in rapida evoluzione e sempre più incline a modelli ibridi o da remoto la capacità di un leader di ispirare fiducia, delegare con cognizione, promuovere l’inclusione e coltivare relazioni è più che mai strategica. Questi sono tutti aspetti intrinsecamente legati all’intelligenza emotiva.
Per concludere, l’annullamento delle sanzioni disciplinari alla DSGA è un monito: la gestione del personale richiede non solo il rispetto delle procedure, ma soprattutto una profonda intelligenza emotiva. La formazione dei Dirigenti Scolastici e dei DSGA dovrebbe prioritariamente mirare a sviluppare queste competenze “soft”, ma strategicamente cruciali, per trasformare gli ambienti di lavoro in luoghi di benessere, collaborazione e alta performance, dove i contenziosi disciplinari diventano l’eccezione e non il risultato prevedibile di una gestione “disemotiva”. Le persone sono la linfa vitale dell’organizzazione, e il loro benessere, anche emotivo, è la chiave del successo.
Articolo a cura di:
Andrea Gibaldi – Presidente Associazione Dsgaonline