Quando il marketing si traveste da consulenza
Negli ultimi mesi si è diffuso un fenomeno che merita attenzione: alcune scuole hanno scelto di affidarsi direttamente a un’unica agenzia privata per la stipula della polizza assicurativa.
Questa agenzia si presenta come “consulente delle scuole”, ma in realtà opera come mandataria esclusiva di una compagnia assicurativa straniera, promuovendone i prodotti come “i migliori” e “più sicuri per la dirigenza”.
Un messaggio rassicurante, ma solo in apparenza, perché privo di riscontri tecnici o comparazioni indipendenti.
Nella presentazione uno degli argomenti più ricorrenti è che la presenza di un broker aumenterebbe la responsabilità del dirigente scolastico.
In realtà è vero il contrario: per legge (d.lgs. 209/2005, art. 109, c.2, lett. b) e Regolamento IVASS n. 40/2018, art. 58) il broker deve operare nell’interesse dell’ente pubblico contraente, rispondere del proprio operato e documentare ogni fase del processo, offrendo alla scuola una tutela concreta.
Senza il broker, invece, mancano garanzie di imparzialità e si riduce la protezione della dirigenza. Non è la presenza del broker a creare rischio, ma la sua assenza: lo stesso MIM ha scelto il broker per stipulare il nuovo prodotto sanitario per i dipendenti della scuola.
Questa comunicazione ambigua, spesso rilanciata anche in buona fede da sigle associative o sindacali, genera confusione e disorientamento. Per questo è importante verificare sempre le fonti e basare le scelte su analisi trasparenti e comparabili.
In un mercato dove questi attori hanno un interesse proprio, il broker resta l’unico professionista che salvaguarda l’interesse della scuola.
La vera sicurezza nasce da procedure chiare, imparziali e documentate, non da promesse promozionali travestite da consulenza.
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