Si risparmia versando alla previdenza complementare?

Si sente sempre più spesso parlare di previdenza complementare. Disciplinata dal d.lgs. n. 252/2005, rappresenta il secondo pilastro del sistema pensionistico il cui scopo è quello di integrare la previdenza di base obbligatoria (INPS). Essa ha come obiettivo quello di concorrere ad assicurare al lavoratore, per il futuro, un livello adeguato di tutela pensionistica, insieme alle prestazioni garantite dal sistema pubblico di base.

La previdenza complementare è basata su un sistema di forme pensionistiche incaricate di raccogliere il risparmio previdenziale mediante il quale, al termine della vita lavorativa, si potrà beneficiare di una pensione integrativa.

Tra i vantaggi di un fondo pensione complementare c’è anche la deduzione dei versamenti, riducendo il reddito imponibile. Un fondo pensione complementare rappresenta, infatti, una strategia valida per rafforzare la posizione contributiva individuale e, tra i vantaggi, rientra anche la possibilità di beneficiare della deduzione sui versamenti effettuati.

Il vantaggio fiscale è costituito dalla deducibilità dei contributi versati dal reddito dichiarato annualmente, in modo tale che riducano la tassazione complessiva. Infatti, si possono portare in deduzione sia i contributi del lavoratore, sia quelli datoriali se si aderisce ad un fondo di categoria e si versa (oltre all’accantonamento per il TFR) anche un contributo volontario.

È possibile dedurre anche i versamenti effettuati a favore di un familiare a carico, sempre nel limite di 5.164 euro all’anno; bisogna, infatti, considerare anche il limite di deducibilità dei contributi versati al fondo complementare, ora pari a 5.164,57 euro annui.

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