Estasi e terrore. Dai Greci a Mad Men, Daniel Mendelsohn
Recensione di Annarita Verzola
Annarita Verzola, in questa nuova recensione per Dsgaonline, presenta una raccolta di saggi di Daniel Mendelsohn, rinomato scrittore e grecista statunitense.
Attratta da titolo e copertina, l’autrice ha scoperto un’opera che suddivide miti antichi, cultura pop e riflessioni contemporanee. Verzola apprezza particolarmente la sezione dedicata ai saggi autobiografici, in particolare il toccante racconto dell’epistolario tra Mendelsohn e l’autrice Mary Renault, che influenzò il suo percorso. Con uno stile delicato ma profondo, Mendelsohn offre al lettore un’immersione nella sua cultura e sensibilità, grazie anche alla traduzione di Norman Gobetti.
A volte capita di acquistare un libro perché attratti dalla copertina o dal titolo. Nel caso del libro di cui vi parlo oggi, sono stata colpita dalla combinazione di entrambi.
Daniel Mendelsohn è uno scrittore, saggista e grecista statunitense di vasta fama internazionale che ha deciso di raccogliere in questo volume una buona parte di articoli, recensioni e saggi che all’estero, nei paesi in cui i suoi libri sono stati tradotti, non erano mai arrivati.
Per me, che non lo avevo ancora mai letto, questa è stata l’occasione per avvicinarmi al suo stile e alla sua sensibilità in una maniera diversa e, alla fine del libro, desiderare di conoscere anche i suoi libri.
L’interesse di quest’opera, a mio avviso, sta nel fatto che la sua formazione di grecista ha permesso a Mendelsohn di dare un taglio e uno stile particolari ai testi che qui ha raccolto e suddiviso in tre sezioni: Miti di ieri, saggi su antichi testi e sui loro autori; Miti in technicolor, inequivocabilmente dedicata a film e serie tivu, e infine Miti d’oggi, saggi su temi contemporanei e su alcuni autori che Mendelsohn ammira e ha tradotto, come il poeta greco Costantino Kavafis.
Si tratta quindi di una grande varietà di scritti che offrono una visuale a tutto campo della formazione e della cultura di Mendelsohn, il tutto in uno stile lieve e lineare, ma profondo, del quale va senz’altro buona parte del merito al traduttore Norman Gobetti.
Delle tre sezioni è proprio l’ultima la mia preferita perché contiene i saggi più autobiografici, quelli che permettono al lettore di entrare in contatto con l’essenza dell’autore.
Emozionante in tal senso perciò per me la lettura del saggio intitolato Il ragazzo americano: una scrittrice, un giovane lettore e la loro corrispondenza nel quale Mendelsohn rivive la sua relazione epistolare con la famosa autrice Mary Renault, i cui bestseller storici ambientati nell’antica Grecia influenzarono la sua scelta giovanile di dedicarsi allo studio dei classici. Tutti i saggi, gli articoli e le recensioni di questo libro sono illuminanti, a volte fanno male al cuore come lo straziante resoconto del viaggio a Vilnius che l’autore fece per documentarsi sull’Olocausto, ma il saggio dedicato al carteggio con l’anziana e affermata scrittrice rimane impresso perché chiunque abbia coltivato, magari senza poi realizzarlo pienamente, il desiderio di scrivere può condividere l’emozione di una giovane mente alle prime armi, di un talento in fieri che si nutre dell’affetto e del sapere di un intelletto nel pieno della maturità che lo aiuti a sbocciare.
E mi piace pensare che il legame speciale tra Daniel Mendelsohn, dichiaratamente gay, e Mary Renault sia dovuto anche a circostanze personali, alla consonanza, magari ancora inconsapevole, di due anime simili. La scrittrice era andata a vivere in Sudafrica nel 1948 con la compagna Julie Mullard, conosciuta mentre studiava a Oxford come infermiera, e lì poté liberamente creare personaggi omosessuali senza temere la censura e l’omofobia inglesi.