Nessuna privacy per lo studente che insulta e minaccia i docenti
Sono passati 5 anni da quando uno studente ha caricato un videomessaggio sul suo profilo Instagram: tra frasi dialettali oltraggiose e minacce di morte ha insultato due sue insegnanti. Le docenti hanno presentato querela ed è stato aperto un procedimento penale per diffamazioni e minacce. A distanza di molti anni è arrivata una condanna dello studente decisa con un procedimento speciale. Contro la condanna lo studente ha presentato opposizione, perché nel frattempo le due insegnanti avevano ritirato la querela.
Il tribunale, trascorso ormai un lustro, ha chiuso la pendenza penale con una sentenza in cui dà atto dell’estinzione del procedimento a causa delle intervenute remissioni delle querele delle docenti.
Dopo 5 anni dal post su Instagram, ma immediatamente dopo la sentenza, un giornale ha pubblicato un articolo, nel quale erano riportati anche nome e cognome dell’ex studente, la sua età e il suo comune di residenza, ma non l’indirizzo di casa.
L’ex studente ha eccepito che l’articolo violava il principio di essenzialità dell’informazione e di minimizzazione dei dati e ha presentato un reclamo al Garante della privacy, davanti al quale il giornale si è difeso invocando il diritto di cronaca.
Il Garante non ha accolto il reclamo dell’ex studente e non ha irrogato sanzioni alla testata giornalistica: è di interesse generale scrivere a proposito di comportamenti relativi al mondo della scuola, dare conto dei rapporti tra insegnanti e studenti e narrare vicende sull’uso non corretto dei social.
Ed è anche di interesse generale, prosegue il provvedimento del Garante, fornire un’informazione tesa a prevenire azioni minacciose e dirette a ledere la reputazione degli insegnanti e a delegittimare il loro ruolo.