Ansia, lavoro e malattie professionali
Il lavoro spesso rompe gli equilibri emotivi e provoca stress; è comunque un ambiente artificiale nel quale non tutti riescono a riconoscersi. È un contesto operativo in genere complesso, spesso ricco di incertezze e spesso foriero di preoccupazioni. Tutto questo non contribuisce al benessere fisico e soprattutto mentale, né a mantenersi in uno stato di equilibro, generando ansia.
Quando si vivono situazioni lavorative di forte impatto emotivo e fisico, si rischia di “subire” gli stati d’ansia continui, che si trasformano quanto meno in stanchezza quando non perfino in depressione.
Lo stress lavoro correlato è di fatto una delle cause più comuni di malattie professionali e colpisce milioni di persone, scaturendo da diverse cause: rapporti complessi con superiori/colleghi, strategie faticose da attuare sul lavoro e/o impieghi che richiedono frequenti cambiamenti. Il rischio è quello di sottovalutare il problema e peggiorare la situazione: si può arrivare a livelli d’ansia da lavoro insostenibili, che possono portare a conseguenze gravi sul lavoro e sulla salute.
Nella scuola, in particolare si parla di burnout, tipologia di stress lavorativo che interessa corpo, mente e spirito con risvolti profondi e pericolosi, anche per la difficoltà di essere riconosciuto come malattia professionale.
L’OMS ha infatti inserito tale sindrome tra le malattie professionali ed in Italia anche la Cassazione con ordinanza n. 29611/2022 ha riconosciuto il peso delle patologie specifiche prevedendo un indennizzo INAIL alla condizione che il burnout sia strettamente collegato alla prestazione lavorativa.
Gli Associati possono leggere la Cassazione Civile, Sez. Lav., 11 ottobre 2022, n. 29611.
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