Falsi rimborsi: condannato per peculato e falsità materiale in atti pubblici
Due anni e sei mesi è la condanna inflitta a un direttore dei servizi generali e amministrativi per aver rubato dalle casse di due istituti della Provincia di Pordenone un totale di 106 mila euro tra dicembre 2015 e novembre 2019.
Presso le due scuole nelle quali operava, il direttore aveva fraudolentemente predisposto complessivamente 20 mandati di pagamento a suo favore per circa 48.500 euro, riuscendo a “confonderli” attraverso false registrazioni, nelle scritture contabili scolastiche di cui, peraltro, è il responsabile.
Il direttore è stato indagato per peculato e falsità materiale in atti pubblici.
Il peculato, è noto, avviene quando il pubblico ufficiale si appropria di denaro o di altra cosa mobile di cui dispone per ragione del suo ufficio.
Il falso materiale (art. 476 c.p.) riguarda la forma esteriore di un documento e non la veridicità del contenuto: avviene, pertanto, quando un documento è oggetto di contraffazione e/o alterazione. Il falso materiale, quindi, si ha quando mancano le condizioni per poter emettere un documento (es. mandato); in esso rientrano anche le ipotesi di creazione di un documento.
Tale fattispecie di reato, viene spesso, presa alla leggera, proponendo “scherzando” la manipolazione di importanti documenti. La scuola e tutti sui protagonisti devono essere esempio di legalità, soprattutto per questo è inammissibile, anche solo scherzare soprattutto sui i social, sulla manipolazione, attraverso strumenti informatici, di documenti inerenti un procedimento amministrativo.
Ritornando al caso friulano c’è stata poi una escalation che progressivamente ha portato a scoprire altri 13 mandati illeciti predisposti dal direttore indagato in altre annualità, rideterminando la somma complessiva di cui lo stesso si è illecitamente impossessato.
L’ex direttore, senza autorizzazione, aveva predisposto ed emesso una serie di pagamenti a proprio favore, accreditando le somme sul proprio conto personale, utilizzando il dispositivo di “firma digitale” del dirigente scolastico. Per nascondere l’ammanco, registrava nel giornale di cassa dei mandati e delle reversali “duplicate”.
Queste risultanze sono state trasmesse alla Procura Regionale presso la Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia per le valutazioni di propria competenza per il danno erariale arrecato all’Amministrazione pubblica.