Lavoro minorile: realtà diffusa che non risparmia l’Italia

Il lavoro minorile è una realtà diffusa e globale che non risparmia nemmeno l’Italia. 

Secondo la recente indagine sul lavoro minorile in Italia “Non è un gioco” condotta da Save the Children insieme alla Fondazione Di Vittorio, emerge che in Italia 336 mila minorenni di età compresa tra 7 e 15 anni abbiano avuto esperienze di lavoro, praticamente il 6,8% della popolazione di quell’età, mentre è del 20% la percentuale dei 14-15enni che hanno lavorato prima dell’età legale consentita: 1 minore su 5.

Circa due terzi dei minorenni che hanno lavorato sono di genere maschile e solo il 5,7% ha un background migratorio. I motivi principali per cui i minori lavorano sono l’avere soldi per sé, l’aiutare i genitori e il piacere di lavorare. I settori prevalentemente interessati dal fenomeno del lavoro minorile sono la ristorazione e la vendita al dettaglio, ma emergono anche nuove forme di lavoro online come la realizzazione di contenuti per social o videogiochi.

In Italia la Costituzione (artt. 37 e 34), la Legge 977/1967 e i successivi sviluppi legislativi in materia, tutelano i minorenni disciplinando l’età di accesso al mondo del lavoro. La normativa prevede la possibilità per gli adolescenti di iniziare a lavorare a 15 anni a condizione di aver assolto l’obbligo scolastico di 10 anni, elemento che sposta quindi l’effettiva possibilità di accesso al mondo del lavoro al compimento dei 16 anni.

Il lavoro minorile, al quale sono avviati dai genitori almeno per la metà, ha pesanti conseguenze sui percorsi educativi e di crescita. La quota di giovani dispersi, ovvero che escono dal sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un diploma o una qualifica, è maggiore tra coloro che hanno lavorato prima dell’età legale consentita. 

La ricerca ha anche evidenziato che il livello di istruzione dei genitori, in particolare della madre, è significativamente associato al lavoro minorile. La percentuale di genitori senza alcun titolo di studio o con la licenza elementare o media è significativamente più alta tra gli adolescenti che hanno avuto esperienze di lavoro, un dato che fa riflettere sulla trasmissione intergenerazionale della povertà e dell’esclusione.

La ricerca ha fornito una preziosa fotografia del fenomeno del lavoro minorile in Italia, evidenziando la necessità di mettere in atto interventi per prevenire e contrastare questa realtà, soprattutto in relazione alla dispersione scolastica.

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