Licenziata direttore f.f. per aver sottratto somme delle gite scolastiche

L’assistente amministrativa della Bassa Padovana dovrà risarcire il danno erariale causato da ammanchi della quote versate dagli studenti per le gite scolastiche e … non solo. L’utilizzo per fini personali delle quote per gite scolastiche era avvenuto tra il 2018 e il 2021, quando aveva svolto temporaneamente la funzione di direttore dei servizi generali e amministrativi. 

In particolare, con 76 operazioni fraudolente, la dipendente trasferiva vari importi dal conto corrente della tesoreria scolastica al conto corrente postale a lei intestato”, ha riscontrato la Corte dei Conti, affermando che la donna “approfittava scientemente, volontariamente e intenzionalmente, della funzione svolta e del ruolo ricoperto” di direttore facente funzioni. Infatti, aveva alterato i file di trasmissione dei flussi generati dal programma di contabilità in dotazione alla scuola: i mandati di pagamento e le relative distinte, debitamente  firmati, riportavano i nominativi e le coordinate bancarie dei legittimi creditori della scuola, i corrispondenti files in formato .xlm, inviati alla Banca indicavano, quale beneficiario, il nominativo della direttore facente funzioni.

Dopo la segnalazione di anomalie contabili da parte del direttore subentrante erano scattate le indagini della Guardia di Finanza, culminate nell’avvio di un procedimento disciplinare e di un’inchiesta penale. Il primo si era concluso nell’agosto del 2021 con la sanzione del licenziamento senza preavviso. La seconda era approdata nel dicembre del 2022 alla condanna in primo grado per peculato, al termine del giudizio abbreviato, a 4 anni e 6 mesi di reclusione. 

Peraltro, la diretta interessata aveva ammesso le proprie responsabilità davanti ai Carabinieri e durante il procedimento disciplinare, “pur giustificando il proprio operato in ragione della grave situazione economica che lei e la sua famiglia si erano trovate ad affrontare”, anche se poi non si era costituita nel processo contabile.

La Corte dei Conti rileva che l’Istituto Comprensivo non solo ha remunerato  l’attività amministrativa della facente funzioni rivolta all’indebita appropriazione di somme di spettanza dell’Istituto, ma ha subito anche un ulteriore aggravio finanziario corrispondente ai costi sostenuti per l’accertamento dell’illecito e per l’eliminazione degli effetti negativi da questo derivanti (sottrazione di risorse finanziarie destinate a finalità pubbliche nonché al pagamento di fornitori e creditori dell’Istituto).

La Corte, dunque, “ritiene di considerare unitariamente il danno da disservizio  utilizzando quali parametri per la sua quantificazione, sia quota parte della retribuzione percepita dalla convenuta nel periodo in cui è stato perpetrato l’illecito sia l’ammontare delle spese di personale e di materiale resosi necessario per ricondurre a legalità l’azione amministrativa secondo criteri maggiormente rigorosi rispetto a quelli prospettati dall’Inquirente”

La persona in questione è stata condannata a riconoscere a favore della scuola un importo di poco superiore a 93.000 euro. 

Per gli Associati la Sentenza n. 69/2023 Corte dei Conti, Sezione per il Veneto.

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