Le opzioni pensionistiche nella gestione pubblica

Il calcolo della pensione netta dei dipendenti pubblici iscritti all’ex INPDAP (ente confluito all’INPS dall’1gennaio 2012) è legato al prelievo contributivo effettuato durante la carriera professionale, rapportato alla retribuzione erogata. L’attuale aliquota contributiva destinata al fondo pensioni dei dipendenti pubblici è pari al 33% (8,80% a carico del lavoratore e 24,20% a carico dell’Ente) per i dipendenti delle Amministrazione statali, tra cui la scuola.

… ma negli ultimi anni sono diventate quasi più importanti le opzioni di pensione nella gestione pubblica. I dipendenti statali/scolastici e degli EE.LL. possono andare in pensione con le seguenti opzioni:

  • pensione di vecchiaia, con 67 anni di età e 20 anni di anzianità contributiva;
  • pensione anticipata, con un’anzianità contributiva pari a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne;
  • pensione anticipata contributiva pura, per i lavoratori iscritti al sistema pensionistico pubblico a partire dal 1/1/1996, con 64 anni se in possesso di almeno 20 anni di contribuzione effettiva (non sono considerati utili i contributi figurativi) e un importo minimo di pensione non inferiore a 2,8 l’importo dell’assegno sociale inferiore, ovvero a 1.310,68 euro mensili nel 2022;
  • opzione Donna con 35 anni di contribuzione e 58 anni di età nel 2022, 60 anni nel 2023 (in corso di approvazione);
  • quota 100-102, rispettivamente con requisiti di 64 anni di età e 38 di contributi raggiunti entro il 2022 o 62 anni di età e 38 di contributi entro il 2021 (dal 2023 scatterà quota 103 con 62 anni di età e 41 di contributi);
  • pensione usuranti con un’anzianità contributiva minima di 35 anni e di una determinata età anagrafica minima;
  • pensione precoci con 41 anni di contribuzione, di cui almeno 35 effettivi a condizione che appartenga ad una delle categorie appartenenti all’Ape Sociale.
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