Se la scuola cambia e si rinnova, allora devono cambiare anche gli edifici e gli spazi educativi, che non possono non tener conto dei nuovi criteri per la costruzione che, volgendo lo sguardo al futuro, ripensano gli spazi di apprendimento alla luce delle innovazioni determinate dalle tecnologie digitali e dalle evoluzioni della didattica.

Sin dal 2012 il MIUR, dopo un’approfondita ricognizione internazionale, ha avviato una ricerca di soluzioni operative che consentano un’effettiva rigenerazione del patrimonio scolastico, per renderlo più adatto all’evoluzione tecnologica, rispondente ai criteri di sicurezza, ma anche coerente con l’innovazione didattica.

Le scuole innovative

Due sono i temi ricorrenti nel dibattito globale sulla nuova edilizia scolastica:

1.    il superamento della tradizionale aula rettangolare;

2.    la scuola intesa come community center.

Il primo aspetto disegna la scuola come un guscio aperto verso l’esterno, saldamente integrata nel contesto territoriale. Una struttura aperta, non solo durante il tradizionale orario scolastico del mattino, ma con un orario più lungo, fino al tardo pomeriggio. Una sorta di “scuola – centro civico”, dunque, che diventa punto di riferimento per la comunità locale. Uno spazio in grado di proporre e accogliere attività culturali, sportive, di aggregazione e di formazione.

Una scuola aperta e multifunzione, quindi, che spalanca le porte alla partecipazione di altri attori, come ad esempio province, città metropolitane o comuni, che potrebbero portare all’interno della scuola tutte quelle iniziative realizzate oggi in altri luoghi, talvolta in maniera dispendiosa e dispersiva.

La scuola, però, deve essere aperta anche all’interno: “possiamo prevedere spazi aperti che siano, a seconda del momento e del piano educativo, luoghi di apprendimento ma anche di socializzazione. Gli ambienti possono essere resi flessibili e adattabili, anche nel corso della stessa giornata, ad usi diversi per gruppi di docenti e studenti differentemente assortiti”[1].

Ma per riformulare gli spazi serve un modello organizzativo diverso da quello attuale, un progetto pedagogico da elaborare per consentire alla scuola di formare i nuovi cittadini del domani: cosa faranno in futuro gli studenti di oggi?

Le informazioni (scuola informativa) sono attualmente a disposizione di tutti e facilmente reperibili; gli studenti sono perfettamente in grado di ricercarle in autonomia. Quindi, le capacità che la scuola attuale (scuola formativa) deve potenziare sono altre: da quelle logico-deduttive a quelle critiche, da quelle di analisi a quelle di sintesi.

Da questo dibattito sono scaturiti i principi ispiratori delle Linee Guida per le architetture interne delle scuole varate l’11 aprile 2013, dopo il parere della Conferenza Unificata.

Le Linee Guida per le architetture interne

Le Linee Guida rinnovano i criteri per la progettazione dello spazio e delle dotazioni per la scuola del nuovo millennio. Sono norme tecniche-quadro, contenenti gli indici minimi e massimi di:

·      funzionalità urbanistica;

·      edilizia, anche con riferimento alle tecnologie in materia di efficienza e risparmio energetico e produzione da fonti energetiche rinnovabili;

·      didattica, indispensabili a garantire indirizzi progettuali di riferimento adeguati e omogenei sul territorio nazionale.

Per questo motivo si discostano dallo stile prescrittivo delle precedenti, risalenti al 1975.

Vengono, dunque, riconfigurate le architetture interne, proponendo una concezione dello spazio differente da un modello di organizzazione della didattica rimasto ancorato alla centralità della lezione frontale. Le Linee Guida propongono, invece, spazi modulari, facilmente configurabili e in grado di rispondere a contesti educativi sempre diversi, ambienti plastici e flessibili, funzionali ai sistemi di insegnamento e apprendimento più avanzati. Infatti, se stanno cambiando le metodologie della didattica, superando l’impostazione frontale, anche la realizzazione degli edifici dovrà rispondere a parametri e criteri architettonici e dell’organizzazione dello spazio del tutto nuovi.

La legge 107 del 2015

Questi sono i presupposti su cui ha poggiato lo stanziamento INAIL di 300 milioni di euro per la realizzazione di scuole altamente innovative, di cui ai commi 153-157 della legge 107/2015: gli edifici devono essere efficienti dal punto di vista energetico, rispondere a precisi criteri di sicurezza strutturale e antisismica e prevedere ambienti di apprendimento che favoriscano una nuova didattica e l’apertura al territorio.

La legge 107/2015 si occupa di edilizia scolastica all’articolo 1, dal comma 153 al comma 179, ventisei commi complessivi di norme tecniche e finanziarie certamente non di facile lettura. I commi dal 153 al 158 riguardano la realizzazione di edifici scolastici innovativi dal punto di vista architettonico, tecnologico, impiantistico, dell’efficienza energetica e della sicurezza strutturale e antisismica, caratterizzati dalla presenza di nuovi ambienti di apprendimento e dall’apertura al territorio.

Nel primo triennio di applicazione per la realizzazione di queste scuole innovative si è utilizzata quota parte delle risorse l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro: l’ INAIL, nell’ambito degli investimenti immobiliari previsti dal piano di impiego dei fondi disponibili (art. 65 legge 153/1969) ha destinato queste ingenti risorse, 300 milioni di euro, per innalzare il livello di sicurezza degli edifici scolastici.

Per progettare le scuole innovative i presupposti culturali e normativi sono stati tracciati. Non sono però autorealizzativi: hanno bisogno di EE.LL., professionisti e tecnici che guardino al futuro.

Susanna Granello 

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